Un giorno a Nahdah – Buon compleanno!
In questi quattro anni abbiamo avuto due inaugurazioni, un trasloco e molto altro; siamo passati dalle lezioni in classe e all’aperto a quelle su Zoom; ci siamo seduti a distanza, ma sentendoci vicini come non mai. Soprattutto, abbiamo sempre fatto spazio alle novità e alle sfide. Siamo andati avanti grazie a te e con te, e ora si festeggia: ci vediamo venerdì 23 settembre! Per tutto il giorno, come a dicembre, il centro resterà aperto per le lezioni di gruppo come da programma, e anche per la pratica individuale. Celebriamo il contatto, l’essere insieme e la pratica condivisa… E la sera ti aspettiamo per spegnere la candelina! Ecco il programma: Ore 9.15 Kundalini Yoga con Param Kiret Kaur Ore 10.30 Kriya Meditazione con Hardeep Kaur Ore 11.30 Yin Yoga con Patrizia Michelini Ore 13.15 Feel Yo con Param Kiret Kaur e Irene Ore 15 Surfing the waves con Irene e Alessandra Ore 16.30 Kriya Meditazione con Hardeep Kaur Ore 17.30 Yoga in gravidanza e post-parto con Eleonora e Param Kiret Kaur Ore 18 Shakti Dance con Patrizia Michelini ore 19 Kundalini Yoga con Param Kiret Kaur E alle 20… TUTTI PRESENTI PER SPEGNERE LA CANDELINA N. 4! L’intera giornata è a ingresso libero, ma è necessario prenotare chiamando il 3383059488. Sat Nam! L’evento è riservato ai soci dell’ASD Nahdah Yoga Fotografia: Filippo Sterpone
Sadhana
“Una volta una persona disse riguardo alla sadhana: “Dopo aver fatto la sadhana, non vi dovrebbe capitare niente”. Io dissi: “No. Quando ha luogo la sadhana, dovrebbe accadervi di tutto e dovreste uscirne vincitori, vittoriosi!”. Ecco cosa vi dona la sadhana. Non vi dà una garanzia scritta da Dio. Colui il quale pratica la sadhana si costruisce una personalità molto forte, può conquistare tutto! Ecco perché faccio la mia sadhana. L’ho fatta per anni. La faccio anche adesso. Alcuni mi chiedono: “Tu sei un Maestro, perché fai la sadhana?”. Io rispondo “Per rimanere un Maestro!”. (Yogi Bhajan) Yogi Bhajan ha parlato a lungo della Sadhana (pratica spirituale quotidiana): solo nella Library of Teachings, che racchiude buona parte dei suoi insegnamenti, questa parola viene nominata 894 volte. Perché la Sadhana è così importante? Perché ci viene raccomandato di alzarci due ore e mezza prima dell’alba, possibilmente facendo una doccia fredda, e sederci in meditazione, ripetendo le stesse cose ancora e ancora? Alzarsi per la Sadhana al mattino è un atto totalmente egoistico – per la forza personale, per l’intuizione personale, per l’acutezza personale, per la disciplina personale, e in generale per l’assoluta prosperità personale. (Yogi Bhajan, 14 maggio 1989) La Sadhana è una pratica di autodisciplina che ci permette di esprimere l’Infinito nel sé. Si tratta di un momento giornaliero che serve a osservare gli schemi che ci allontanano dalla consapevolezza più alta e a trascenderli. La Sadhana è un’attività consapevole: scegliamo consapevolmente di alzarci, esercitare il corpo e meditare. Ogni giorno è diverso, ogni giorno noi siamo diversi – le cellule del corpo cambiano completamente ogni 72 ore -, ma scegliamo consapevolmente di mantenere una pratica costante e regolare. Nel Kundalini Yoga si suggerisce di praticare la Sadhana durante quelle che sono chiamate le “ore dell’ambrosia” (le due ore e mezza prima dell’alba), quando il sole è a un angolo di 60° rispetto alla Terra e le attività quotidiane sono ridotte e di minore impatto. Sviluppare una pratica di Sadhana regolare permette di prendere il controllo della vita. Impegnarsi ad ascoltare il proprio Sé superiore ogni mattina consente di ascoltare e seguire la propria Anima. La Sadhana non è un miracolo Stiamo semplicemente dando la priorità alla nostra parte infinita prima di occuparci degli impegni quotidiani; stiamo parlando al nostro vero Sé con tutto l’amore possibile per elevarci e brillare in ogni situazione. Stiamo conquistando la nostra mente per liberarci di tante miserie, sfortune e problemi. Ci vogliono impegno e costanza per sviluppare una Sadhana quotidiana, è vero, e dobbiamo superare la tentazione di una bella dormita. Dobbiamo mettere in secondo piano la fatica e magari rivedere alcuni ritmi della giornata per permetterci di praticare con continuità; ma ci stiamo facendo un regalo prezioso. La Sadhana è solo per noi, è la nostra vittoria sul tempo, sullo spazio e su noi stessi. Facciamo il primo passo, e rendiamoci disponibili a vedere dove ci porta. La pratica secondo le indicazioni di Yogi Bhajan 3.00 – 3.15: svegliarsi e prepararsi per la Sadhana, preferibilmente facendo una doccia fredda e indossando comodi abiti di cotone; 3.45 – 4.20: recitare il Jap Ji 4.00 – 4.45: vibrare l’Adi Mantra e praticare un kriya di 25/45 minuti 4.45 – 5.00: rilassamento profondo 5.00 – 6.00: vibrare i mantra dell’Era dell’acquario per 62 minuti 6.00 – 6.15: momento di contemplazione 6.15 – 6.30: lettura dell’Hukam del Siri Guru Granth Sahib (opzionale) Prossime date Sabato 18 giugno ore 5.30 La pratica consiste in una lezione di Kundalini Yoga (1 ora circa) a cui segue la vibrazione dei mantra dell’Era dell’Acquario (62 minuti). Per informazioni: 338 305 9488 (Luisa Param Kiret Kaur) Le informazioni contenute in questo sito fanno riferimento ad antichissime tradizioni yogiche. La pratica dello Yoga e delle altre Discipline Olistiche non è da intendersi come un consiglio medico né come sostituto delle terapie mediche o psicologiche, laddove ve ne fosse bisogno. Prima di avvicinarti alla pratica e ai corsi, ti consigliamo di consultare il tuo medico di fiducia, per valutare se le attività che proponiamo sono appropriate per la tua condizione di salute generale.
Solstizio d’estate: ritrovare la vitalità e aprirsi con gioia
Solstizio d’estate: ritrovare la vitalità e aprirsi con gioia L’appuntamento è lunedì 21 giugno dalle 19, in presenza a Nahdah Yoga (Via Verdi 82-84 a Empoli) e online su Zoom. Questo è il giorno più lungo e più luminoso dell’anno. Si tratta di un momento importante del ciclo naturale. Se d’inverno ci affidiamo alla speranza e alla nostra luce interiore per rischiarare il buio, l’estate è il tempo della gratitudine e della gioia. Tutto ora risplende, e anche noi ci sentiamo più energici e creativi. Questa sarà una lezione speciale di Kundalini Yoga per risvegliarci dal torpore dei mesi passati e tornare alla luce della nostra essenza spirituale. La partecipazione prevede un contributo ed è solo su prenotazione, chiamando il 338 305 9488 (Luisa Param Kiret Kaur) o scrivendo a info@nahdah.it. Sat Nam! ——————————— Tutte le attività si svolgono nel rispetto delle norme sanitarie anticontagio. Ricordati di portare con te ciò che ti servirà per la pratica (tappetino, coperta, eventuale cuscino).
Perché meditare?
Qualunque risposta possiamo darti, non sarà mai paragonabile al farne esperienza diretta, a provare tu stesso cosa significa e come ti fa sentire. Certo, ci sono tradizioni millenarie che ti raccontano che meditare fa bene, e studi che ne hanno provato l’efficacia anche scientifica. Eppure, l’idea di sederti sul tappetino e dedicarti al silenzio o a un mantra resta una tua decisione. La meditazione è un fatto molto personale, un viaggio unico e originale, che ti porterà a contattare la tua essenza più intima. Chi ti guida può darti qualche strumento per il cammino, ma solo tu decidi se intraprenderlo. Meditazione: un primo spunto Osserva la parola. Meditare deriva dal verbo latino meditari, forma frequentativa/iterativa di mederi, che vuol dire curare. Già qui c’è qualcosa di interessante: questa forma verbale indica un’azione accentuata, che si ripete. Poi, la Treccani ci dice che il termine può essere avvicinato nel significato al verbo greco μελετάω, cioè riflettere o curarsi di qualcosa. La Garzanti precisa che in origine la parola meditare significava esercitarsi, poi è passata l’accezione di riflettere. Che cosa ti colpisce? Che quasi sempre ci riferiamo alla meditazione come a un processo mentale, a una riflessione ponderata e attenta: attraverso l’uso delle nostre facoltà intellettive, troveremo quello che stiamo cercando. E invece, se andiamo all’origine, scopriamo due cose interessanti. La prima: meditare significa curarsi, e quindi è una forma di autoguarigione. La seconda: il processo meditativo non è istantaneo, ma implica azioni che si ripetono. Pensalo come un allenamento, o meglio un addestramento che andrà avanti per tutta la tua vita, diventando sempre più raffinato e preciso. E avrà questo obiettivo: domare i pensieri, e mettere la mente al servizio del tuo vero Sé. “Come il fabbro raddrizza una freccia, così il saggio governa i suoi pensieri, per loro natura instabili, irrequieti e difficili da controllare. I pensieri fremono e si dibattono per sfuggire alla morte come pesci tolti alla loro dimora liquida e gettati sulla terraferma. La padronanza della propria mente, ribelle, capricciosa e vagabonda, è la via verso la felicità. Il saggio osserva continuamente i propri pensieri, che sono sottili, elusivi ed erranti. Questa è la via verso la felicità. Pensieri, incorporei ed erranti, vagano lontano. Raccoglili nella caverna del cuore e liberati dalla schiavitù del desiderio e della morte. Come può una mente agitata comprendere la legge eterna? Se la serenità della mente è turbata, la saggezza non può manifestarsi. Il risvegliato, colui la cui mente è serena e ha trasceso il dilemma del bene e del male, è libero da ogni timore. Questo tuo corpo è fragile come un vaso di coccio. Fai della tua mente una fortezza e combatti le tentazioni con l’arma della saggezza. Ben presto questo corpo giacerà sulla terra, privo di coscienza, inutile come un ceppo bruciato. Nessuno, neppure il tuo peggior nemico può nuocerti quanto una mente indisciplinata. Ma una mente disciplinata è un’alleata preziosa. Nessuno, né tua madre, né tuo padre, né i tuoi amici, può esserti di altrettanto aiuto.” (Dhammapada, Cap. III, 33-43). La ricerca del Sé è una, le vie sono molte Il vero scopo della meditazione, intesa come via spirituale, è quello di fare esperienza della tua essenza più vera e autentica. Meditare non significa relazionarsi a un problema per cercare di risolverlo, ma connettersi alla Coscienza Universale. Nel corso dei secoli, questo obiettivo ultimo è rimasto, ma i sentieri per arrivarci si sono moltiplicati. In scuole e tradizioni diverse si insegnano tutt’ora tipi diversi di Meditazione. Nel Kundalini Yoga, la Meditazione è un lavoro interiore di pulizia del subconscio. Immagina un luogo tanto profondo quanto sconosciuto, in cui risiedono immagini, parole, ricordi, desideri… Qui è archiviato tutto quanto, sia quello che hai imparato crescendo che quanto ti è stato donato dai genitori. Qui c’è l’impronta di ogni tuo pensiero, considerazione, giudizio, affermazione interiore. Meditare significa prendersi cura di questo bagaglio e provare a riorganizzarne i contenuti, con l’obiettivo di raggiungere l’Essenza e vivere una vita più felice e prospera. Gli strumenti principali che hai a disposizione sono: Il Pranayama, che è una faccenda abbastanza complessa: qui te ne diamo solo un breve cenno. Osservando il respiro, la mente si calma. Esercitandoti con schemi di respiro specifici, puoi allontanarti sempre di più dalle abitudini e dagli schemi (anche intellettivi) che ti vengono così naturali. E che, però, non sono Te. La vibrazione di Mantra, che è capace di portarti in uno stato meditativo molto velocemente. Questo succede perché il suono è in grado di cambiare la tua percezione, di trasformarti in maniera profonda. Nel Kundalini Yoga non si tratta propriamente di cantare delle canzoni, ma di connettersi alla corrente sonora (naad), e di darle spazio dentro di noi, farla vibrare e risuonare. Non canti per qualcuno fuori che ti ascolta, ma ti connetti per trovare la dimensione della vibrazione dentro di te. Le posture (asana) e precise posizioni delle mani (mudra). Non si medita soltanto stando in posizione semplice e abbandonando tutto il resto del tuo corpo. Esistono forme meditative in cui il movimento o la postura sono centrali. Prima di cominciare A questo punto ti sarà capitato di pensare due o tre cosette. Per esempio: c’è così tanto da fare, non troverò mai il tempo, e comunque non ci sono portato. Bene, queste sono resistenze, e ce ne sono di ogni genere. Sono comuni a tutti, anche a chi insegna ormai da anni. Alla mente non piace meditare, i pensieri non sono molto inclini a farsi domare. E, sinceramente, il frastuono delle informazioni e la continua richiesta di performance veloci ed efficienti di certo non aiutano ad andare in una certa direzione. Ma si può fare: la Meditazione è per tutti. Certo, qualcuno ci sarà più portato per carattere o atteggiamento, ma qui non ci sono barriere all’ingresso. Se deciderai di iniziare, ricorda questo: non farti troppe domande, non ti preoccupare. Lascia che la Meditazione sia, che accada in te. Il movimento del corpo e quello del respiro, il punto di equilibrio nella posizione facile
Perché meditare? Venerdì 11 dicembre ore 18.45 su Zoom
Qualunque risposta possiamo darti, non sarà mai paragonabile al farne esperienza diretta, a provare tu stesso cosa significa e come ti fa sentire. Certo, ci sono tradizioni millenarie che ti raccontano che meditare fa bene, e studi che ne hanno provato l’efficacia anche scientifica. Eppure, l’idea di sederti sul tappetino e dedicarti al silenzio, e a contattare la tua essenza più intima, resta una tua decisione, un fatto molto personale, un viaggio unico e originale. Chi ti guida può darti qualche strumento per il cammino, ma solo tu decidi se intraprenderlo o meno. Le tecniche che potrai sperimentare in questo incontro appartengono al Kundalini Yoga. A condurti attraverso posizioni, mudra e mantra, e a raccontarti qualcosa in più degli insegnamenti, sarà Luisa Param Kiret Kaur. Durante la serata, sarà con noi anche Siri Ram Kaur Khalsa. Durante l’incontro, ci sarà spazio per approfondire anche la parte teorica, perciò ecco delle semplici indicazioni. Secondo la tradizione del Kundalini Yoga, la Meditazione è un lavoro interiore di pulizia del subconscio. Immagina un luogo tanto profondo quanto sconosciuto, in cui risiedono immagini, parole, ricordi, desideri… Qui c’è archiviato tutto quanto, sia quello che hai imparato crescendo che quanto ti è stato donato dai genitori. Meditare significa prendersi cura di questo bagaglio e provare a riorganizzarne i contenuti, con l’obiettivo di raggiungere il vero Sé, e quindi la felicità. Ecco è il nostro invito: se deciderai di sederti con noi, lascia andare le aspettative, il giudizio – prima di tutto verso te stesso, non è una gara di abilità -, e non sperare in alcun premio o ricompensa. Porta con te solo curiosità, rispetto, pazienza e ascolto. Il resto accadrà, esattamente nel modo in cui deve accadere. Informazioni Questo incontro prevede un contributo e si svolge online su Zoom. Per informazioni e per ricevere ID e password scrivi a info@nahdah.it oppure chiama il 338 305 9488 (Luisa Param Kiret Kaur).
La mente e il Kundalini Yoga
La vostra mente è in continuo movimento. Non possiede di per sé né una base né una realtà fondamentale. Senza alcuno sforzo da parte vostra, produce pensieri di ogni tipo. Per fermare i giochini emotivi e gli intrighi mentali, è necessario darle una direzione. Per essere veramente felici dovete sviluppare un atteggiamento di vita coerente, così da eccellere al di sopra del tempo e dello spazio, utilizzando la mente alla frequenza della vostra anima. (Yogi Bhajan) Difficile a credersi, ma non sei ciò che pensi. La tua identità non è i ricordi, le immagini, i desideri, i concetti che abitano la tua mente: infatti, a riprova che tutto ciò è separato da te, puoi osservarne il fluire, puoi renderla “oggetto” della tua investigazione. In effetti, neppure esiste una mente cosciente unitaria, ma una Negativa, una Positiva, una Neutra. E d’altra parte, nemmeno i pensieri sono ciò che credi: difficilmente li avrai paragonati a una scultura di grande qualità, soffermandoti sulla sua forma, struttura e dimensione. Dunque, se niente è come sembra, bisogna distruggere la mente, buttarla via, far finta che non esista? Proprio no: scopo dello Yoga è rendere la mente alleata e amica, padroneggiarla. Questo articolo ti aiuterà a conoscerla e ti darà i primi spunti per iniziare a farlo. Indice Studi e vigili sulla mente o sei troppo impegnato a usarla? Da tenere a mente: le menti sono molteplici Il pensiero che fa traboccare il vaso Come pulire e addestrare la mente secondo il Kundalini Yoga Studi e vigili sulla tua mente o sei troppo impegnato a usarla? La seconda probabilmente, come la maggior parte di noi. Da più parti si compiono studi, si creano mappe, si mettono a punto tecnologie sempre migliori per analizzare l’attività neuronale, ma in fin dei conti l’esperienza umana di gran lunga più comune della mente – fin dalla sua “riattivazione” quando ti alzi la mattina, se vogliamo – è una cacofonia. «La mente è rumorosa. Gli yogi dicono che rilascia un migliaio di pensieri a ogni battito di ciglia. Ci sono sensazioni, emozioni, pensieri, impressioni sensoriali, conversazioni interiori, ricordi, fantasie, intuizioni, impressioni psichiche e altro ancora». Troppa confusione? Proviamo a ricondurre la mente a quattro caratteristiche di base: Funziona in modo automatico e con una tale velocità da porsi oltre le categorie dello spazio e del tempo. Essa è capace di inondare di pensieri, sia voluti che non. Non riesce a funzionare se non muovendosi in continuazione. Questo flusso ininterrotto di pensieri, simile alle onde del mare che si formano lontano, è abitato soprattutto dalle persone e dai luoghi a cui siamo più legati. Ricerca i contrasti e le opposizioni, e tende a mostrarci tutto per polarità, ad esempio positivo/negativo, buono/cattivo. Essa è materiale tanto quanto il corpo, ma più sottile: paragonata all’acqua, la mente è come il vapore. Essa possiede un flusso, un metabolismo e una struttura propri. Nei testi si legge: «La mente di per sé non si ferma. Ecco perché un “punto di immobilità” è uno degli strumenti indispensabili per guardare nella mente. È qui che si rendono necessarie le tecniche specifiche come la meditazione, i mantra e il controllo del respiro». Prima di far questo, però, è bene conoscere la differenza fra le menti coscienti o funzionali. Da tenere a mente: le menti sono molteplici Se è vero che i flussi di pensieri, le elucubrazioni, e tutto ciò che ci attraversa la mente tende a organizzarsi per opposizioni, ti suonerà familiare l’esistenza di una Mente Negativa, una Mente Positiva e una Mente Neutra o Meditativa. Alla prima devi la percezione dei pericoli e delle situazioni o decisioni dannose: è la prima a manifestarsi, perché segue una sorta di istinto di sopravvivenza. È lei a fare domande del tipo: cosa non va? Come posso proteggermi? Attenzione, però, a non farla diventare la padrona assoluta della tua vita! Alla seconda appartengono le rivelazioni su ciò che di vantaggioso si può ottenere da una certa circostanza: la Mente Positiva è attiva, invita a correre rischi in favore di piacere e soddisfazioni. Tende a mettere in luce le risorse che hai affinché tu possa fare ciò che desideri. All’ultima fanno capo la maggior coscienza, il miglior buon senso per prendere davvero una decisione. Se arrivi a utilizzare in modo corretto la Mente Neutra, puoi fidarti della direzione che ti indica: sarà libera dalle paure e dalle insicurezze ma anche dal puro desiderio di avere un’utilità, ottenere un guadagno. La Mente Neutra o Meditativa tiene in considerazioni i fattori positivi e quelli negativi, ma senza perdere di vista il vero obiettivo, quello che rispecchia il sé più elevato. Leggendo potrebbe capitarti di riconoscere una propensione all’una o all’altra. Infatti, nella singola persona c’è sempre una mente più forte delle altre: qualche volta i pensieri finiscono intrappolati nella Mente Negativa, altre volte attraversano quella positiva e si espandono senza sottostare a un’ulteriore e neutra valutazione. Se tutte e tre le menti sono forti e in «equilibrio co-eguale», la mente si dice illuminata e in grado di «riflettere l’unicità dell’anima». Il pensiero che fa traboccare il vaso In tanti libri di psicologia, la mente cosciente – la “trinità” di cui hai appena letto – è raffigurata come la punta di un iceberg. E anche in uno dei testi di introduzione al Kundalini Yoga si usa la stessa metafora, precisando che la gran parte di ciò che ti motiva a livello profondo risiede nella mente subconscia: si tratta di un’area molto grande, che non solo è incapace di distinguere fantasie e fatti, ma tende anche ad accettare senza giudicare qualunque cosa riceva. L’autrice parla di «credulità del subconscio»: esso crede a tutto, e ogni credenza tende a manifestarsi nel corpo. Immagini cosa può succedere se nel subconscio si trovano insicurezze, paure, comportamenti autodistruttivi? Il dato da ricordare è che in questa parte sommersa di iceberg finiscono tutti i pensieri e le sensazioni: se la maggior parte della gente ha flussi di pensieri ed emozioni che derivano da desideri non soddisfatti, tutti questi si riverseranno lì.
Auto-guarigione e conoscenza del Sé
Troppa consapevolezza richiede troppa pazienza. Normalmente, quando si diventa più saggi, si diventa meno pazienti e si